Frank Lloyd Wright (A cura di Bruno Zevi)
italiano
"Genio eretico, tra i massimi protagonisti della vicenda architettonica di tutti i tempi, Wright ha anticipato e poi oltrepassato i maestri europei del movimento moderno: una lunga e affascinante avventura umana, che si lega strettamente ad una produzione inesauribile che ha costellato l'America di centinaia di capolavori. E chi meglio di Bruno Zevi può guidare a riscoprire e rileggere Wright? Questo libro è una guida per le nuove generazioni, ma anche, finalmente, il compendio che è sempre mancato nella mai completa pubblicistica sul genio di Taliesin." Dalla quarta di copertina.
"Nel 1975, poco prima di partire per la fiera di Francoforte, passai dalla Clup. Francesca Piccarreta, che si occupava del settore di architettura, mi fece vedere delle piccole monografie su Le Corbusier, Mies van der Rohe e Alvar Aalto da poco pubblicate da un editore svizzero.
Non le conoscevo; lei le trovava molto valide. Così a Francoforte passai dallo stand di Artemis, per chiedere (in verità senza troppa convinzione) se quei titoli erano liberi. La trattativa fu sorprendentemente facile e rapida. Devo dunque a Francesca l'idea della "Serie di Architettura", che negli anni Ottanta sarebbe diventata la più importante collana di varia del catalogo Zanichelli. Il successo dei primi tre titoli tradotti mi convinse a provare anche
con monografie scritte da autori italiani: partirono due lettere a Zevi e Benevolo, e una terza a Pier Luigi Nervi. Benevolo non rispose. Per Nervi invece rispose il figlio. Il libro su Nervi venne poi curato dal nipote, Pier Luigi jr, da un anziano architetto dello studio, Giuseppe Positano, e da Paolo Desideri, che sarebbe più tardi diventato a sua volta uno dei più noti architetti italiani.
Da Zevi speravo di ottenere una monografia su Frank Lloyd Wright; Zevi non solo rispose positivamente, ma rilanciò proponendo, oltre a Wright, anche Mendelsohn e Terragni. Il rilancio aveva tutta l'aria del «tutto o niente», e così mi trovai a lavorare con lui su tre libri. Bruno Zevi è stato certamente la personalità più forte che io abbia conosciuto in trent'anni di lavoro: non andavamo d'accordo quasi su niente, ma c'era (almeno per quanto mi riguarda) una specie di attrazione fatale. Credo che abbia influenzato molto il mio carattere, o almeno mi piace pensarlo oggi che ho un'età vicina a quella che aveva lui negli anni Settanta.
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